RI-TRATTI in mostra.

Sono passati dieci giorni dall’inaugurazione della mostra “Ri-Tratti”, sono passati circa tre anni dall’inizio del progetto “Il Volto, riflesso dell’anima”, sono passate più di cento persone davanti al mio obiettivo.

Tirare le somme, fare il punto, fermare il tempo e lo spazio in un qui e ora non è mai stato il mio forte, ma forse questa volte è d’obbligo.

Decidere di trascurare un po’ la moda e la pubblicità doveva essere una scelta temporanea per trovare il tempo di cambiare il mio punto di vista sulla fotografia, sul mio modo di fare fotografia, ma questo cambiamento è stato più drastico del previsto.

Le mie immagini partivano dall’inventare una storia che veniva condivisa con le persone che lavoravano con me sul set perché prendesse poi forma in uno scatto; in questo progetto mi sono imposto un religioso silenzio, ho voluto solo ascoltare le storie, storie di persone normali, di personaggi famosi, di amici e di perfetti sconosciuti che hanno deciso di metterci la faccia.

È stato un lavoro lungo, divertente e appagante sotto il profilo umano, tecnico e, se vogliamo, artistico, benché non mi piaccia definirmi artista. Riuscire a sintetizzarlo in 16 scatti stampati è stata la miglior conclusione di questa prima parte.

“Chiudere uno scatto”, specialmente di un ritratto, per me è come dire arrivederci alla persona che ho avuto davanti per molto tempo, tempo trascorso nel cercare di illuminarla al meglio, di fermarne la parte più profonda in un centesessantesimo di secondo, di trovare il miglior profilo colore, la miglior carta, la miglior cornice, come se volessi vestirlo a festa per ripresentarlo a se stesso.